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ragazziLa nostra comunità di famiglie è una storia di accoglienza, soprattutto di minori, ma anche di adulti. Un’accoglienza di persone, con bisogni e sofferenze.
Oggi uomini di governo e piazze accalorate ci dicono che l’accoglienza non è un valore, ma una clava da brandire con violenza verbale e fisica, sopra coloro che bussano alle nostre porte. Costoro sono una minaccia… una minaccia a cosa?

Il Venite alla Festa guarda prima la persona.
Oggi moltissimi fatti e problemi sono presentati partendo dall’etnia. Furti, sbarchi, eroismi, sciagure sono caratterizzate da uomini e donne “di origine di…”. Oggi il primo aggettivo è “italiano” o “straniero”, nei titoli dei giornali, nei discorsi tra persone e non si parla di uomo o donna, giovane o anziano.

Il Venite alla Festa ha figlie e figli.
Siamo preoccupati pensando che i nostri figli, coloro che dormono e mangiano nelle nostre case e studiano nelle nostre scuole e giocano nei nostri campi e palestre, questi figli nostri dovranno sempre guardarsi intorno perché sono nati in Africa, Sud America o Asia. Valgono meno delle loro sorelle o fratelli nati a Carpi o Modena? E rispetto a quelli nati a Palermo e Bari valgono un po’ meno o un po’ di più?

Il Venite alla Festa ha a cuore il benessere delle persone
Oggi si urla “prima gli italiani!” Ma non capiamo quali italiani: quelli nati in Italia? quelli bianchi? Quelli con la cittadinanza? Quelli che vivono in Italia? Ma perché poi si parla genericamente di italiani?
Perché non si parla della sperequazione tra italiani ricchi e italiani miseri?
Perché non si parla di italiani con tante case e di italiani senza casa?
Perché non si parla di italiani con privilegi e italiani senza il minimo giornaliero per campare?
Perché non si parla di italiani che nascono e muoiono poveri e non hanno la minima possibilità di migliorare la propria vita, perché quelli che nascono ricchi non lasciano spazio né risorse?
Allora, di quali italiani si parla?

Il Venite alla Festa si interessa
Noi abbiamo sempre ritenuto che i problemi si affrontano con il loro nome e non con il loro colore, con un linguaggio comune e non con una differenza di lingua. Siamo spiazzati perché noi abbiamo sempre agito partendo dalla sostanza e non dalla forma. Abbiamo accolto perché c’era una difficoltà e il tentativo di soluzione è la prima preoccupazione. Noi del Venite alla Festa accogliamo da tanto tempo e ogni accolto è stato guardato negli occhi, accarezzato e accompagnato.
Invece, oggi, si sbandiera un piccolo pezzo di problema, si trova un colpevole e lo si allontana.
Così poi non risolviamo nulla e diventiamo complici di sfruttamento e violenze, soprattutto nelle nazioni a Sud del nostro mondo; siamo costruttori dei nuovi lager e collaboratori di deportazioni, di schiavismo e di prevaricazione, di indifferenza.

Il Venite alla Festa vede Dio in ogni uomo
Il nostro è un cammino che percorre la strada indicata da Gesù: “chi accoglie uno di questi, accoglie me”, perché Dio disse: facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza”.
Ogni donna e ogni uomo hanno il soffio di Dio; non ci sono distinzioni, non ci sono giudizi; non ci sono meriti. Ogni persona ha diritto ad una casa e ad una vita che gli permetta di vivere in pace. La nostra economia quotidiana e quella delle grandi multinazionali e degli Stati ricchi nega a miliardi di donne e uomini di vivere nella propria terra. Chi bussa alla porta perché ha bisogno di sentirsi ascoltato, di un incontro che lo riconosca come persona, di un aiuto per vivere, costui è Gesù.
Non ci sono presidenti né ministri che ci possano negare questa verità.

Il Venite alla Festa ha una speranza certa
In mezzo a questa confusione vorremmo dire che accogliere non è mai sbagliato; che si può fare qualcosa di meglio ed è dovere di chi governa pensarlo e farlo.
Siamo certi che accogliere non è un dovere, ma un gesto naturale per evitare di morire insieme.
Siamo convinti che chi parla solo di questo, lo fa per nascondere qualcosa d’altro o non ha altri argomenti, perché altro non sa, né vuole sapere.
Siamo consapevoli che uccidere l’accoglienza non salverà nessuno. Anzi, ucciderà subito migliaia di persone e sarà il colpo di grazia per noi. Perché insieme affonderemo anche noi, prima o poi: la barca è una sola.
Siamo indignati con chi oggi urla “prima gli italiani”, perché questa non è una gara e solo chi compete perderà.
Siamo determinati a continuare ad accogliere nelle nostre case e fare pressione perché si accolga nelle nostre città, senza accettare stupide decisioni, nascoste dietro al dovere di governare.

Siamo ancora qui a dire a chiunque “Venite alla Festa”: c’è posto per tutti!

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