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logo ccfCondividiamo la lettera inviata dal Coordinamento comunità familiari dell’Emilia Romagna (www.ccf.emiliaromagna.it) e pubblicata sul quotidiano Repubblica di martedì 13 agosto nella speranza che prima di tutto ci sia la ricerca della verità e non la volontà di usare situazioni complesse e dolorose per scopi diversi da questo.


la Repubblica Bologna - Martedì 13 agosto 2019

Facciamo chiarezza su Bibbiano

Con l'inchiesta "Angeli e Demoni" i riflettori improvvisamente si sono accesi sull'operato delle comunità per minori di tipo familiare e ciò ci spinge fare chiarezza su alcuni punti. Le Comunità familiari non sono altro che famiglie che decidono di strutturarsi in modo da poter garantire sostegno anche ai bambini ad alto rischio evolutivo e a quelli che soffrono di gravi patologie.

  1. Le nostre strutture sono normate da una direttiva regionale, che prevede il rilascio di un'autorizzazione al funzionamento da parte dell'ente comunale, attraverso un'istruttoria vagliata da apposite commissioni provinciali. Ogni 5 anni la Commissione rivaluta l'idoneità delle strutture; ogni 6 mesi invece la Procura presso il Tribunale dei Minorenni verifica il nostro operato attraverso visite durante le quali viene appurato lo stato di salute psicofisica di tutti i minori accolti, l'idoneità della struttura, la vigilanza, qualità morali e titoli degli operatori.

  2. L'atto di pubblicare le storie personali dei ragazzi oltre ad essere un vero e proprio abuso, può rivelarsi estremamente dannoso per la loro salute e per la loro sicurezza; rendere note le collocazioni di alcune delle nostre strutture, comporta un grave rischio per l'incolumità dei bambini.

  3. Esistono famiglie maltrattanti e abusanti: il nostro compito è di prenderci cura dei bimbi che provengono da situazioni nelle quali è stato rilevato dai servizi sociali e dal Tribunale dei Minorenni un grave pregiudizio per la loro crescita. Quando ciò accade i servizi sociali contattano i nostri responsabili, chiedendo la disponibilità per un collocamento (non sono mai le Comunità che “prendono” i bambini dalla famiglia d'origine). L'equipe valuta attraverso un lavoro minuzioso l'opportunità dell'inserimento ed è facile comprendere quindi come non sia possibile "appaltare" l'inserimento di un minore presso una famiglia, come qualcuno ha ipotizzato.

  4. La formazione continua e la costante ricerca di scambio e condivisione così come la creazione di reti risultano essenziali.

  5. Per quanto concerne l'aspetto economico, spesso vengono riportate cifre assolutamente gonfiate o relative a tipologie di utenza non riconducibili alle nostre realtà, con il solo scopo di scandalizzare l'opinione pubblica e produrre consenso. All'interno del nostro coordinamento abbiamo individuato un range, entro il quale le rette giornaliere devono rientrare. La normativa della nostra Regione prevede standard di qualità elevatissimi, ai fini di garantire ai minori accolti il miglior sostegno possibile e questo ha un prezzo: contratti di lavoro adeguati per gli operatori, rapporto numerico educatori/minori a norma di legge, strutture sicure e accoglienti sono solo la punta dell'iceberg delle spese che ci competono. Le associazioni che gestiscono le strutture sono controllate anche dal punto di vista amministrativo e ogni associazione è tenuta a pubblicare ogni centesimo che riceve dagli enti pubblici. In quest'ottica accoglieremo con gratitudine ogni indicazione che le nuove Commissioni istituite vorranno fornirci e mettiamo fin da ora a disposizione la nostra esperienza e competenze.

Le nostre realtà hanno alla base una mole di lavoro volontario immenso, che non intendiamo rivendicare in termini economici ma come valore della nostra scelta di vita e di accoglienza. In questi giorni è stata usata ripetutamente la parola "vergogna" anche nei nostri confronti; vogliamo condividere e sottolineare quanto invece siamo orgogliosi di essere Comunità.

 

Coordinamento delle comunità familiari dell’Emilia Romagna

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