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a come 01Promosso dalla nostra Comunità di Famiglie si è svolto lo scorso 10 settembre, nei locali della parrocchia di Limidi di Soliera, un incontro dal titolo “A come Accoglienza”, che ha riunito, in presenza, e numerose come non capitava da tempo di vedere, moltissime persone interessate a mettersi in ascolto (prima vera forma di accoglienza reciproca) per aprire un dialogo, aiutati da alcune riflessioni e testimonianze, sulle proteiformi e multiformi varietà che può assumere, fuori e dentro di noi, la parola accoglienza.

Una rete sul territorio

Presenti alla serata le realtà accoglienti nate all’interno del Venite alla Festa: Gruppi affido di Carpi e Modena, Gruppo accoglienze in emergenza, Reti di famiglie accoglienti del Distretto di Carpi (finanziato dall’Unione delle Terre d’Argine e con il Contributo della Fondazione Cassa di Risparmio), Reti di famiglie accoglienti del Distretto Ceramico (sostenuto dall’Unione dei Comuni), le Case Famiglia di Soliera e Gualtieri e la struttura per l’accoglienza di mamme “Casa del Glicine”.

danielaCi ha aiutato ad addentrarci in questo percorso Daniela Casi, delle Famiglie del Gelso di Reggio Emilia e Modena, che ci ha subito sollecitati a fare luce, ognuno dentro di sé, su quale fosse la nostra percezione rispetto alla non scontata capacità di accogliere, cioè di quel processo, da rinnovare ogni giorno, attraverso cui noi permettiamo di far entrare la vita degli altri dentro la nostra.

Ascolto e narrazione

Questo processo di accoglienza non può però avvenire solo mettendosi in ascolto dell’altro, cioè facendo percepire all’altro che ciò che gli accade e come si sente ha a che fare con me, ma ha bisogno di reciprocità, cioè di quel rapporto dinamico che collega, nel rispetto delle naturali diversità, la vita di due o più persone, e che risiede nella capacità di trafficare anche il nostro vissuto dentro la vita dell’altro: proprio per questo un altro ingrediente base dell’accoglienza sta nella capacità di raccontarci, cioè nella dinamica della narrazione.

La capacità di narrarsi è qualcosa che va coltivato e che dipende dalla nostra libertà, dalla crescita della fiducia in noi stessi e negli altri, dalla nostra educazione e dalla capacità di mettere in gioco tempi, modi e alfabeti, caratteristiche che non sono favorite dalle modalità digitali con cui oggi siamo sempre più soliti relazionarci. Non si crea quindi accoglienza senza consegnare all’altro qualcosa di noi e, paradossalmente, in questo senso la nostra porta di casa è davvero l’ultima delle porte che dobbiamo aprire nella dinamica dell’accoglienza: ma ascolto, dono di sé, farsi carico e il chiedersi di cosa l’altro ha bisogno sono la base di qualsiasi relazione, interpersonale e, soprattutto, familiare.

Sentirsi unici

Un altro ingrediente fondamentale è darsi la possibilità, come singoli ma specialmente come famiglie, di pensarsi soggetti con caratteristiche uniche: ciò fa si che in ogni famiglia il senso dell’accoglienza si possa declinare in modi molto differenti, mettendo in gioco propri modi e proprie specificità, facendo di questa diversità ricchezza nel momento in cui le famiglie si mettono in rete, perché l’accoglienza non può che essere un cammino collettivo, che rende partecipi tutti, e dentro il contributo di tutti, grande o piccolo che sia, rigenerare fiducia e ricostruire la comunità, perché accogliere in fondo insegna a dare spazio alla coralità, cioè tenere insieme unicità, relazione e cammino comune nella storia, personale e collettiva. Sono seguite tre testimonianze di giovani adulti che hanno vissuto l’esperienza di accogliere ed essere accolto nel percorso dell’affido familiare.

La serata si è conclusa con un momento di convivialità che ha visto proseguire il confronto e lo scambio di esperienze.

Marcello Bertesi - Comunità "Venite alla festa"


A come ACCOGLIENZA... l'alfabeto dei partecipanti alla serata

A come Amore nel senso più profondo nell’intimo di uno sguardo donato che è vita

A come Ascoltare sempre… senza giudicare

B come Bellezza

C come Coerenza

C come Cortile!! Adesso so come si chiama!

D come Daniele. Grazie per la bella serata, purtroppo penso ancora che siano solo belle parole. “Purtroppo”

D come Darsi

E come È sempre così! Quando senti parlare sinceramente di situazioni così coinvolgenti e importanti che riguardano la vita di famiglie e di ragazzi, rimango sempre stupita della forza di certe persone, di certe famiglie, di nostro Signore.

E come Esperienze vissute e ascoltate che ti toccano nel profondo del cuore. Grazie

E come Essere parte viva del mondo… In pienezza

F come Fatica, che leggi negli occhi dei bimbi a cui apri la porta! Ne hanno già fatta tanta! La nostra, che facciamo quando apriamo la porta, è piccola

F come Fratellanza, sorellanza aprendo il nostro cuore a tutti

G come Gentilezza, il modo di vivere il rapporto con il prossimo. Grazie

G come Gratitudine per le esperienze ascoltate

I come Ingratitudine. L’amore si dona senza cercare di essere ricambiato

I come Insieme per accoglierci reciprocamente

M come Madonna del cortile… Prega per noi!!!

M come Mettere tutto in discussione

N come Nei momenti di fatica è bello sapere che non si è soli

O come Occhi negli occhi

P come Persone da ascoltare, rispettare amare

R come Reciprocità. Dare agli altri del nostro tempo, amore.  Ci restituisce una sensazione di completezza, di gioia infinita.

R come Rete di famiglie ed amici assolutamente fondamentale per poter fare una buona accoglienza

S come Speranza

S come Sandra. Grazie per avermi fatto ricordare tante esperienze fatte con tanto tanto amore

T come Tempossibile! Il tempo che mi sembra di non avere o di averne poco, ma basta dare al tempo la possibilità di cambiarci e di aiutarsi

V come Valore. Le testimonianze devono essere raccolte in qualcosa di organico. “Veleno” pubblica ogni giorno. Voi mai!!!

Z come Zig Zag perché a me sembra di andare così

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